Ritratto di scrittrice

L’auto scivola tra il traffico e le palme del primo tratto di viale Calabria, direzione aeroporto.
Lei chiacchiera al cellulare.
Ah cara mia non hai un’idea della luce che c’è qui
… e poi il sole
… e che caldo, si potrebbe andare a fare il bagno
… e siamo a fine settembre, mica come da noi in Veneto
… Be allora grazie e a presto.
La guardo riporre l’arnese per telecomunicazioni nella borsa di vernice bordeaux ed esordisco:
Cara Antonia non vorrei dispiacerti, ma stasera vado a casa mia a Scilla per il week end.
Con la coda dell’occhio vedo che mi fa il verso sottovoce.
… e domani farò anche il bagno.
Continua a farmi il verso.
… se non ti scoccia t’invio una foto.
Bestia, sei proprio bestia. Sbotta sorridendo.
Non mi fare complimenti, potrebbe piacermi.
Segue risata piena e buffetto sulla mia mano posata sul cambio.
Continuiamo nel traffico, la conversazione è fluida come se ci conoscessimo da sempre eppure è la seconda volta che c’incontriamo.
Due anni fa, appena visto al solito aeroporto, mi ribattezzò Sciagurato Chaffeur con tanto di successiva consacrazione in un racconto pubblicato su Avvenire.
Nacque un canale di comunicazione inusuale tra due estranei. Seguirono due giorni di conferenze, incontri con gli studenti dei licei, interviste e tanta disponibilità.
Sul finire della sua visita rischiai di alienarmi le sue simpatie per sempre.
Sorbendo un caffè, poggiati sull’acciaio unto del bancone di un bar mi avventurai:
In questi giorni mi è sembrato di aver avuto di fronte una donna che dalla vita si è presa ciò che ha voluto, dico accompagnando l’affermazione con un gesto eloquente della mano.
Mentre parlo ho l’impressione di guardarmi dall’esterno, tanto che quel gesto mi rimane impresso più di ogni altra cosa, e penso: ma cosa sto dicendo?
Lei poggia la tazza di cappuccino bollente sul bancone, si volta e dice
E’ vero.

antonia-arslan-rc-25-09-2014

Lì è nata la mia ammirazione per Antonia Arslan, donna coraggiosa che non si nasconde dietro falsa modestia.
Scrittrice di razza, anche se lei ama definirsi una cantastorie, non ha bisogno di presentazione alcuna.
Tutti gli aggettivi che mi vengono in mente non rendono appieno la forza di volontà e la generosità che traspaiono da questa donna minuta nel corpo, elegante nei modi e sincera con le parole.
Se qualcuno ancora non si fosse imbattuto letterariamente in lei consiglio d’iniziare con “La Masseria delle Allodole” per poi passare agli altri suoi titoli.
Si potrà così apprezzare la scioltezza narrativa anche nelle opere meno note.
Inutile dire che durante quel fine settimana il mare mosso continuò a sbattere contro il muro di cinta di casa ed io mi limitai ad ammirare Stromboli dal terrazzo, pensando alle brume del nord.
Demetrio Canale

Pubblicità

La bellezza delle cose fragili

La perdita è un concetto che non esiste se non lo si traduce in parole.

Se ad un neonato, destinato a non sopravvivere, non si attribuisce un nome quel bambino è come se non fosse mai esistito. Non avendolo battezzato non lo si dovrà poi piangere. In tal modo chiunque non potrà dire di aver perso qualcosa che non esiste a parole.

la-bellezza-delle-cose-fragili

Questo è il filo conduttore con cui Taiye Selasi costruisce Ghana must go tradotto in italiano La bellezza delle cose fragili.
Tra rimandi continentali e flashback emotivi si dipana la storia di una famiglia a cavallo tra Africa e U.S.A.

Incomprensioni generazionali, pudori sentimentali, dolori non rimarginati condiscono questa saga scritta in modo inconsueto e profondo.

Ed è proprio l’acuta analisi dell’interiorità dei personaggi a rendere il libro non adatto a chiunque, non lo consiglierei ad un novizio alla lettura. Chi invece ha una buona consuetudine ai libri troverà piacevole leggere una storia non nuova ma resa indimenticabile dall’abilità della scrittrice.

Demetrio Canale