Contronatura sarebbe leggerlo

Dovrei trattenermi perchè non c’è miglior pubblicità di una cattiva pubblicità ma questo libro è un monumento all’egotismo del suo autore.
Massimiliano Parente è un uomo colto che non vuole in alcun modo trasmettere il suo sapere ad altri.

Ha costruito un impenetrabile ammasso di parole con l’unico scopo di procurarsi il piacere di maltrattare i suoi lettori e avendo ottenuto come unico risultato di aver contribuito alla deforestazione del pianeta.
Il libro è sul mio comodino da diversi anni ma non sono mai riuscito a finirlo.

Alla fine ho realizzato che contronatura sarebbe leggerlo. 

Atlante degli abiti smessi di Elvira Seminara – Einaudi

Ogni vita, ogni cosa vuole essere vissuta, lacerata. Ed io che incollo le tazzine rotte, che faccio rammendare i vestiti strappati mi sono spaventato ma anche incuriosito alle vicende di Eleonora.

Vestiti senza istruzioni, borse pedanti, gonne senza ganci, colletti stirati fanno parte di un catalogo di abiti vari che Ella compila per la figlia lontana  nella speranza di riconquistarne l’affetto.

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La vanità, arma potente e spesso disprezzata, viene usata dalla madre per dipanare il complesso rapporto che ha con la figlia sperando di trasmetterle il proprio testamento morale.

Capita che alcuni libri, scritti egregiamente, abbiano un contenuto zoppicante. Altri costruiti in modo complicato raccontano storie intense. Qui non ho amato l’elenco ma alla fine mi è piaciuta la storia anche grazie ad un finale aperto che ne strappa il velo di malinconia che l’avvolge.

Demetrio Canale

Le Buone Maniere di Molly Keane – Astoria

Se esiste, in ogni epoca e ad ogni latitudine, un principio cardine su cui ruota la civile convivenza tra gli esseri umani quel principio è il non mettere in imbarazzo l’interlocutore. Per ottenere questo risultato la strada obbligata è quella del silenzio. Strada imboccata con convinzione anche dai St. Charles le cui gesta popolano questo libro.

Non vi fate fuorviare, sotto l’apparente leziosità del titolo si nasconde una storia cruda scritta con la grazia tipica di chi conosce la buona creanza.

Irlanda 1920, una illustre famiglia decaduta continua a mantenere un tenore di vita elevato senza preoccuparsi di non avere più i mezzi per poterlo fare. Le fatture che arrivano vengono buttate nel fondo di un cassetto senza essere aperte. Gli amministratori, che si preoccupano di tamponare le richieste delle banche, sono considerati ometti insignificanti. Quando si entra in possesso di danaro liquido si acquista una console reggenza piuttosto che pagare i conti dei fornitori.

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Altri sono i motivi di preoccupazione. I cani vengono nutriti con pollo disossato mentre i domestici mangiano amido di patate per non sentire i morsi della fame. Le madri delegano totalmente l’educazione dei figli alle governanti tranne poi licenziarle su due piedi se fanno leggere poesie ai figli maschi. I padri sono impegnati nella caccia alla volpe e negli amori ancillari.

In tutto questo tourbillon di concorsi ippici, passeggiate con i cani e balli per l’inizio della stagione i rapporti umani sono sacrificati sull’altare della discrezione. Anche a costo d’ingenerare equivoci ed errori di valutazione negli individui più fragili.

Demetrio Canale

 

Il mio filo rosso di Giulia Maria Crespi – Einaudi

Da ragazzino m’imponevo di finire un libro anche se non mi piaceva. Da adulto m’imposi di interrompere la lettura di libri che non mi emozionavano.
Le prime pagine de Il mio filo rosso mi stavano facendo desistere. Poi, complice una notte insonne e la mancanza di altri libri sul comodino, mi sono addentrato nella lettura.

Il libro è caotico, pesante, scritto male. Ha però dei pregi.

L’autrice non si nasconde o almeno non sembra aver pudore quando ammette errori, contraddizioni, rimpianti. Questo elemento rende interessante la storia, se non la lettura, soprattutto paragonata a recenti operazioni editoriali dove anziane signore raccontano la propria vita senza svelare nulla.

Qui non vi sono rivelazioni sensazionali ma si ha l’impressione che chi racconta crede a quello che dice, racconta la propria verità.

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Il secondo pregio è quello di assistere alle vicissitudini che portarono la famiglia Crespi alla perdita del Corriere della Sera.  Perdita che l’autrice sembra ancora rimpiangere nonostante i molti anni passati ed il grande  impegno profuso nel F.A.I. .

Il Corriere era come un blasone per i Crespi. L’ultima discendente sente ancora vivo lo strappo della perdita.

In questa parte del libro la narrazione diventa quasi avvincente con personaggi del calibro di Agnelli, Moratti e Rizzoli che fanno una figura pessima per non parlare di Montanelli, che volendo salvare il Corriere chiede di essere nominato direttore. Richiesta che verrà gentilmente accantonata dalla proprietà per ben due volte.

Infine il pregio maggiore della Crespi è il coraggio di mettersi in mostra. Leggendo si arriva ad ammirare l’impegno che la protagonista ha profuso in tutto quello che ha fatto.

Nella sua vita solo una cosa è mancata, un buon editor.

Demetrio Canale

 

Allegra, la figlia di Byron di Iris Origo – Skira

Irene Nemirosky, che aveva avuto una madre da cui non si era sentita amata,  si domandava che senso avesse fare figli per poi non amarli.
Interrogativo che in questo libro non trova risposta.

Il frutto non desiderato di un fugace flirt estivo diventa un giocattolo tra le mani di genitori egocentrici e disattenti.

Il padre, il tanto osannato Lord Byron, viene dipinto come un despota sciocco. Contento che la figlia gli somigli, le concederà solo il nome Biron e non Byron perché bastarda. Desira farla diventare monaca perché una tale figura ancora manca nella sua famiglia.

La madre, disperata per aver perduto l’amore del poeta maledetto, gliela affida sperando di tenerlo legato a se. Tranne poi pentirsi quando è troppo tardi.

La piccola Allegra non sembra risentire di tali vicissitudini fino all’epilogo finale, molto adatto all’epoca romantica in cui la storia si svolge.

Mi ha incuriosito più la scrittrice che non la sua opera. Figlia di genitori amici di Edith Wharton e Bernard Berenson, faceva parte di quel giro di espatriati anglosassoni che all’inizio del secolo scorso compravano ville Medicee a prezzo di saldo e s’installavano nelle campagne toscane contribuendo ad alimentarne il mito.

Allegra

Irene Nemirovsky, who had had a mother from which she had not felt loved, pondered what sort of had to have children and then not love them. Question that is not answered in this book .

The unwanted fruit of a brief summer affaire becomes a toy in the hands of self-centered and inattentive parents.

The father, the much lauded Lord Byron, is portrayed as a silly despot. He is glad that his daughter looks like him, although he only granted the name Biron and not Byron to her because she is bastard. He wants she becomes a nun because such a figure is still missing in his family

The mother, in despair at having lost the love of the damned poet, entrusts her daughter to him hoping to keep him tied to herself. Except then repent when it is too late .

Little Allegra does not seem to be affected by such vicissitudes until the epilogue, very suitable for the romantic era in which the story takes place.

I was most intrigued by the writer than her work. Her parents were friends of Edith Wharton and Bernard Berenson. She was part of Anglo Saxon expatriates who bought at the beginning of the last century Medici villas to balance price and they set in the Tuscan countryside helping to build the myth.

Demetrio Canale

Dormiremo da Vecchi di Pino Corrias – Chiarelettere

Non amo conoscere in anticipo le trame dei libri che leggo e non mi piace raccontarle.
Volendo dare un’idea della storia si potrebbe dire che l’autore avrebbe potuto scrivere la sceneggiatura de La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino.
Identici sono i panorami romani mozzafiato.
Molto simili i personaggi, soli e disperati, che popolano le pagine di un libro che non è un capolavoro ma si lascia leggere d’un fiato.
Se vuoi avere successo, trionfo e fortuna devi essere cinico, spietato e marcio fino all’osso. Si può sintetizzare così il profilo dei protagonisti principali che si muovono tra case faraoniche e feste imperdibili a bordo di Jaguar ultimo modello non ancora commercializzate per i comuni mortali.
Nella quarta di copertina il libro è definito la radiografia della nuova dolce vita romana, più amara di sempre.

Considerando che la dolce vita è esistita solo nell’immaginazione di Federico Fellini avrete un’idea di ciò che vi aspetta.
Parafrasando il titolo dormirete dopo aver finito di leggerlo come ho fatto io, anche se poi ho avuto difficoltà ad addormentarmi.

Dormiremo da VecchiI do not like to know in advance the plot of the books I read, and I do not like to tell it.
Wanting to give an idea of ​​the story the author could have written the script for The Great Beauty of Paolo Sorrentino.
Identical are the breathtaking Roman scenery.
Much like the characters, alone and desperate, that populate the pages of a book that is not a masterpiece but it can be read in one breath.
If you want to succeed, triumph and luck you have to be cynical, ruthless and rotten to the bone. You can summarized like that the profile of the main characters that move between pharaonic homes and unmissable parties aboard latest model Jaguar not yet marketed for mere mortals.
On the back cover the book is called the X-ray of the new Roman Dolce Vita, more bitter than ever. Whereas the sweet life existed only in Federico Fellini’s imagination you will have an idea of ​​what awaits you.
Paraphrasing the title you will sleep after finish reading it as I did, although I had trouble sleeping.
Demetrio Canale

Don’t tell Alfred – Nancy Mitford

Ironia, buone maniere e malinconia sono le parole che descrivono meglio di altre la vita e l’opera di Nancy  Mitford.

“Se avessi una ragazza le direi ‘Sposati per amore se è possibile. Non durerà ma è un’esperienza molto interessante ed è un buon inizio nella vita. Più tardi quando ti sposerai per denaro per l’amor del cielo lascia che sia un sacco di soldi. Non ci sono altre possibili ragioni per sposarsi.”

Questo brano preso da ‘Christmas Pudding’ racchiude tutto il micidiale humor britannico della più colta tra le Mitford Sisters.
Sei scatenate ragazze upper class, formatesi tra i ruggenti anni venti ed i politicamente polarizzati anni trenta del secolo scorso, il cui unico obbiettivo possibile era quello di accalappiare un marito il più altolocato possibile.

Nancy per fortuna cambiò strada e scrisse spassosissime commedie grondanti veleno come “Non dirlo ad Alfred” dove gli scintillanti giochi di parole servono ai personaggi per mascherare una certa malinconia.

Malinconia che lei stessa nascondeva sotto un profondo strato di buone maniere. Quelle stesse buone maniere che lei considerava l’unico vero apporto che le classi alte hanno regalato alla razza umana.

Se uno non può essere felice che almeno si diverta, scrisse ad un amico prima di morire.

Nancy

Irony, manners and melancholy are the words that best describe life and work of Nancy Mitford.

“If I had a girl I should say to her, ‘Marry for love if you can, it won’t last, but it is a very interesting experience and makes a good beginning in life. Later on, when you marry for money, for heaven’s sake let it be big money. There are no other possible reasons for marrying at all.”  

This excerpt taken from ‘Christmas Pudding’ has all the deadly British humor of the most educated among the Mitford Sisters.  

Six unleashed upper class girls, formed between the Roaring Twenties and the politically polarized thirties of the last century, whose only possible goal was to ensnare a husband as highly placed as possible.

Nancy luckily changed for road and wrote hilarious comedies dripping venom as ” Do not tell Alfred ” where sparkling wordplay serve the characters to mask a certain melancholy .

Melancholy that she hid under a deep layer of good manners. Those same manners that she considered the only real contribution that the upper classes gave to the human race.

If one can’t be happy one must be amused, she wrote to a friend before she died.

Demetrio Canale

Una donna di mondo di W. Somerset Maugham

Quella consolidata tradizione letteraria che il mio temperamento magno-greco classifica come gelida perfidia britannica annovera W. Somerset Maugham tra i suoi esponenti più celebri.

I suoi libri sono un documento prezioso di un’epoca defunta e raccontano le debolezze dell’animo umano senza nulla concedere all’indulgenza.

Ed è questa caratteristica a rendere ancora oggi avvincente la lettura non solo dei suoi romanzi più celebri ma anche dei componimenti più brevi.

In ognuno dei racconti che compongono questa raccolta i pregi ma soprattutto i difetti dei personaggi vengono raccontati con precisione fotografica.

Leggendo Maugham il lettore non correrà mai il rischio di sentirsi presi in giro dallo scrittore. Quello che ogni suo libro promette lo mantiene. Storie ben articolate, scritte in modo impeccabile che assicurano svago ed a volte spunti di riflessione.

Un buon motivo per non dare ascolto ai critici che, ai suoi tempi, lo consideravano il numero uno tra gli scrittori di serie B.

Demetrio Canale

Kaputt Mundi di Ben Pastor – Sellerio Editore

Le avventure di un colonnello della Wermacht ambientate a Roma dal gennaio al giungo del 1944, durante l’occupazione nazista della città,  sono così bene inserite nella ricostruzione storica che si potrebbe pensare che il personaggio sia esistito davvero.

Protagonisti e comprimari della narrazione attraversano una città tetra e magnifica che sembra assistere indifferente agli orrori della guerra.

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L’agitarsi degli animi, le pulsioni dei singoli, le coscienze risvegliate dalla crudeltà, tutti magistralmente raccontati, donano spessore alla narrazione e restituiscono l’immagine di una città in fermento.

Un poliziesco, un romanzo storico, una storia romantica. Kaputt Mundi è tutto questo e molto altro.

Martin von Bora è un eroe con molte macchie e molte paure nonostante l’apparenza distaccata e glaciale. Eppure conquista il lettore grazie alla capacità della sua autrice di avergli donato un’anima.

Ed anche i personaggi minori, tutti con un profilo psicologico perfettamente delineato, restano impressi nell’immaginazione del lettore.

Demetrio Canale

The Last of the Duchess

Ci vogliono quattro o cinque duchesse qualunque per fare una duchessa di Windsor!
Così si favoleggiava che dicesse di se stessa Wallis Simpson all’apice della sua carriera, perchè di carriera si trattò.
Nata Warfield, passata attraverso due matrimoni inutili ed un bordello cinese, approdò finalmente in quel porto sicuro che le consentì di riempire per quasi quarant’anni le cronache mondane delle sue gesta, gli armadi di vestiti ed i portagioie di monili creati solo per lei.
Una vita passata a divertirsi può far sorgere invidia. Le simpatie naziste e un neanche tanto nascosto atteggiamento razzista potrebbero far indispettire.

Si potrebbe aggiungere un filo di compassione leggendo  The Last of the Duchess di Caroline Blakwood tradotto in italiano La Duchessa e pubblicato da Codice Edizioni.

La vecchiaia è un passaggio sovente difficile. Se a questa si aggiunge una carceriera innamorata che impedisce a chiunque di avvicinare la propria prigioniera si raggiunge il culmine della crudeltà.

Sembra che proprio questo sia accaduto alla protagonista dello scandalo più chiacchierato del secolo scorso.

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Rimasta vedova di colui che aveva rinunziato ad un trono per sposarla, incapace di gestire le proprie seppur notevoli finanze, rimase in balìa del suo avvocato Suzanne Blum che la isolò da quello che era stato il suo mondo dorato, impedendo a chiunque di avvicinarla fino alla fine.

Ben scritto dalla figlia di un marchese inglese, che non potendola incontrare chiese informazioni di prima mano ad amici e parenti che l’avevano frequentata, non poté essere pubblicato finché la carceriera rimase in vita, molti anni dopo la morte della duchessa e della scrittrice stessa. E delle tre figure femminili che emergono dalla lettura la duchessa, l’avvocato-carceriera e la scrittrice è quest’ultima quella che desta maggiore curiosità.

Una traduzione più puntuale del titolo sarebbe forse stata L’ultimo atto della Duchessa.

Demetrio Canale